Descrizione
Editoriale
Il ritorno del Nominalismo
Padre Serafino M. Lanzetta
Viviamo in una Chiesa dominata dal “secondo me”. Il sinodo sull’Amazzonia recentemente tenutosi a Roma dal 6 al 27 ottobre 2019 e più ampiamente la «conversione sinodale» voluta da Francesco sono diventati catalizzatori del soggettivismo dogmatico. Prova di ciò è il documento finale dell’ultimo Sinodo, in cui, dopo aver sottolineato l’importanza di una conversione sinodale per tutta la Chiesa secondo lo stile amazzonico, si arriva però a proporre dottrine nuove contro la dottrina della Fede e il suo sviluppo costante. «Per camminare uniti la Chiesa ha bisogno di una conversione pastorale, sinodalità del popolo di Dio sotto la guida dello Spirito in Amazzonia» (n. 86), recita il documento finale del Sinodo amazzonico, secondo la versione italiana ufficiosa offerta da L’Osservatore Romano2, ma conforme all’originale spagnolo3. La Chiesa intera avrebbe bisogno di una conversione sinodale per camminare uniti sotto la guida dello Spirito in Amazzonia. Qui si sta dicendo, con un lieve gioco di parole, che la Chiesa necessita una conversione amazzonica.
Deve avere un volto amazzonico per una ragione molto pratica, cioè per istituire dei ministeri amazzonici, come attestano sistematicamente i tre documenti sinodali: quello preparatorio (cf nn. 12.14), l’Instrumentum laboris (cf nn. 107.116) e quello finale (cf nn. 86.92ss). Una conversione alla quale non si giunge pienamente senza aver prima invocato una «conversione sinodale» come tale, al fine di incoraggiare addirittura una «conversione del papato» secondo la richiesta di Evangelii gaudium (n. 32).
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